URO

Come dicono gli stessi Uro, la band “nasce morta” nel novembre 2011 dal puro e semplice piacere nel suonare. Le stesse prove sono paragonate ad una partita di calcetto: “stesso divertimento”, affermano, “ma con più alcool e più schemi.”

Grazie alla partecipazione ad Arezzo Wave riescono ad emergere nella scena pugliese. L’idea di fondo del gruppo è costruire e destrutturare la forma canzone, elemento evidente nell’ep dove sono espliciti  i riferimenti al noise, alla psidechelia, al kraut-rock fino alla scena math (musica dalla struttura ritmica complessa, se il rock classico ha un tempo in 44, il math varia da 7/8 ai  11/8 ai 13/8, una ritmica appunto “matematica”).

Aprendo l’ep con una dichiarazione di intenti dal tono dissacrante e ironico, gli Uro irrompono con  i 5 pezzi che si muovono tra dissonanza e distorsione ma anche aperture melodiche tipicamente post-rock. Ritmica cangiante e chiusure epiche. Brani dal cantato assente ma ugualmente evocativi come “Gramigna” e la sognante “Stoner”, quasi una sintesi da 4 minuti dell’estetica della band.

Nel frattempo si spera in una “fervente attività live” che porti in giro questo pezzo di Salento, mai così lontano dagli stereotipi regionali.